Andrea Lucente
1. Salve a tutti!Sono Andrea (“Marco”), ho diciannove anni, sono nato a Roma il 31 Marzo e sto per affrontare la maturità. Vado al liceo scientifico S.Cannizzaro, che si trova all’Eur, anche se ancora non riesco a capire perché uno scientifico se non sopporto la matematica. In famiglia siamo in 4, ho una sorella di 24, che è come la mia migliore amica. Si, siamo complici in tutto, l’uno è lo strettissimo confidente dell’altro, anche se qualche volta litighiamo pure violentemente (ma è raro). Per quello che riguarda la mia personalità, forse dovreste chiedere a chi mi conosce davvero, comunque posso dirvi che sono molto schietto e diretto con le persone, molto testardo e orgoglioso, parecchio sognatore ( si in effetti vivo un po’ di fantasia, anche se quando occorre riesco a mantenere anche i piedi ben saldi al suolo), impulsivo (e questo nella maggior parte dei casi si è rivelato un difetto!), ma anche parecchio romantico.
Adoro la poesia e adoro scrivere. Mi capita spesso, quasi sempre di sera (anche sul tardi), di raccontare e raccontarmi in poesie e racconti, dove c’è un po’ tutto quello che c’è da sapere su di me. Il poeta che mi ha regalato più emozioni è Pablo Neruda, pota cileno, uno dei più importanti della letteratura contemporanea e la sua poesia che preferisco è “Se un giorno il tuo cuore si ferma”. Mi piace molto anche la musica. Suonavo la chitarra fino a qualche anno fa, poi ho lasciato e ora sono un po’ arrugginito devo dire. Il genere che preferisco è il rock melodico, soprattutto quello dei Radiohead, che sono il mio gruppo contemporaneo preferito. Ascolto anche la musica italiana (De Andrè, De Gregori, Venditti) e pure quella da ballare, elettronica e minimal.
Mi sembra ovvio, poi, che adori il teatro e il cinema (anche se questo sto imparando a conoscerlo adesso, e il perché mi sembra abbastanza scontato).
Sono fidanzato da nove mesi con Giorgia, dopo quattro mesi da migliori amici e sono tanto tanto felice!
Per il resto penso di avervi detto tutto o quasi, ma penso che come prima presentazione sia sufficiente!
2. Il bullismo è una tragica realtà che esiste da sempre, ma che forse da qualche anno a questa parte ha assunto forme sempre più cruente. Non è necessario arrivare ai calci, ai pugni, alla sottrazione di oggetti personali per essere un bullo: il bullismo è anche verbale e psicologico, e forse proprio questo è il più “pungente”. Fondamentale è non pensare che il fenomeno (sia da parte dell’oppressore che della vittima) sia uno stadio inevitabile del normale processo di crescita degli adolescenti. Esso non ha nulla a che vedere con la normalità! E’ la sana (e sottolineo “sana”) competizione che entra a far parte della nostra vita e, appunto della nostra normalità, e che, perciò, aiuta a formare gli Uomini che saremo.
Per quanto mi riguarda, dalla scuola elementare fino ad oggi, è capitato diverse volte di assistere a fatti del genere (quasi tutti negli anni delle medie), anche se la violenza cui ho assistito era più che altro verbale e si spingeva al massimo a qualche spintone intimidatorio. Ecco allora perché il bullismo è un problema gravissimo al giorno d’oggi: perché nella maggior parte dei casi, anzi in tutti direi, con solo pochissime eccezioni, i testimoni come me non denunciano l’accaduto, non parlano, tengono il segreto, per paura di subire loro stessi ulteriori violenze, diventano implicitamente i complici del “capo” o dei “capi”, i quali avranno così la strada spianata alla continuazione del “massacro”.
3. Come sono arrivato al provino potrebbe essere benissimo la trama di un altro film! Quando mi guardo indietro e ripenso a come sono andate le cose ancora non riesco a crederci del tutto, anche se è passato del tempo oramai, e questa storia mi sembra talmente assurda…Tutto comincia lo scorso 20 Dicembre quando Giorgia, la mia ragazza, mi chiede di accompagnarla ad un provino per un certo “Oltre il silenzio” (era cosi che si intitolava il film; ora “Cover the silence” è il sottotitolo) di un certo Angelo Antonucci. All’ingresso ci sono un bel po’ di ragazzi e ragazze in attesa ed io mi siedo ad aspettare che la chiamino. Una volta finito lei mi dice le fatidiche parole: “Ma perchè non lo fai anche tu?Tanto cercano ragazzi della nostra età…”. All’inizio non ho molta voglia, perchè non immagino neanche minimamente di essere preso, ma poi mi convinco e vado. Nella stanza del provino c’e’ il direttore casting, due tizi incravattati armati l’uno di telecamera, l’altro di penna e taccuino, pronto a scrivere chissà cosa sui “provinati”, e in fondo, comodamente seduto sulla poltrona, con aria severa ed evidentemente affaticata dal duro lavoro, il regista. Mi chiedono che ruolo voglio interpretare e io da subito dico: “Marco” (mi sembra giusto, se devo farlo questo provino, tanto vale che mi propongo come protagonista, no?); mi fanno recitare una scena direttamente dalla sceneggiatura, e dopo un “Ok, grazie, se il provino risulta positivo,ti richiamiamo noi tra un paio di settimane”, alzo i tacchi e torno a casa. Passa almeno un mese (cerco di abbreviarla, ve l’avevo detto che era un film a sé!) e di quel provino ho cancellato anche il ricordo. Dico davvero, non ci pensavo più, anche perché mi avevano detto che se fossi stato preso, mi avrebbero chiamato loro. Invece un pomeriggio arriva la fatidica chiamata e tutti e due veniamo riconvocati per un secondo provino. Dopo questo, stessa situazione di fine primo provino: “Ok, grazie, se il provino risulta positivo, ti richiamiamo noi tra un paio di settimane”. Passa quasi un mese anche questa volta e quando “Oltre il silenzio” era soltanto il ricordo d’una mera illusione, arriva la seconda chiamata. Convocati entrambi per l’ultimo provino decisivo. Incredibile. Il direttore casting dice che il regista ha selezionato due attori per ognuno dei cinque protagonisti e intende fare la sua scelta definitiva dopo averci “provinato” un ultima volta. Ancora più incredibile.
Ipertesi, emozionati e increduli andiamo a fare il provino. Terminato, torniamo a casa, questa volta con una risposta leggermente diversa: “Ok, grazie, se il provino risulta positivo, ti richiamiamo noi tra tre o quattro giorni”. Passano tre o quattro giorni d’inferno: stavolta non mi sono dimenticato del provino, anzi…E credo non ci vuole molto a capire perché. Quel martedì chiamano: “Andrea, sei stato preso per interpretare “Marco”, il protagonista del film”. Giorgia è una delle ragazze di classe.
4. L’esperienza più importante nel mondo dello spettacolo è stata l’intervista di Studio Aperto su una litigata fra due personaggi del Grande Fratello di un paio d'anni fa, a via del Corso!La cosa è ironica ovviamente! Questa di “Nient’altro che noi" è la mia primissima esperienza.
5. Quando mi è arrivata la chiamata era circa Mezzogiorno ed ero a scuola: ora di religione. Con la scusa di andare in bagno mi catapulto fuori dalla classe, giro l’angolo, mi nascondo dietro una rientranza e rispondo cercando di nascondere il fiatone. Quando il direttore casting mi dice che ero stato scelto per interpretare il ruolo del protagonista per poco non svengo lì dietro a quel muro. Non so se piangere, ridere, correre, strillare. Fatto sta che dico soltanto qualcosa come “Va bene, grazie…Quand’è il prossimo incontro?”, attacco, corro per tutto il corridoio strillando come uno schizofrenico scappato dal manicomio, e, una volta uscito da scuola chiamo la mia sorellina e le racconto tutto.
6. L’esperienza sul set è stata a dir poco meravigliosa. Sono venuto a contatto diretto con un mondo che da sempre mi aveva affascinato, ma che mai ero riuscito a sperimentare così da vicino, toccando con mano. Oltre a imparare tantissime cose, poi, sulle tecniche di ripresa, il lavoro sulle luci, ecc, questa è stata senza dubbio un’esperienza assolutamente divertente che rifarei ogni giorno. Sul set eravamo tutti uniti come una grande squadra, e non mancavano mai gli episodi e le gaffe da scompisciarsi dal ridere. La prima che non scorderò mai risale a uno dei primi incontri fra noi cinque protagonisti, quando Angelo (Antonucci, il regista) ci fece provare per la prima volta una scena che ci vedeva tutti e cinque presenti. Miki (Gabriele) doveva ricordare a Federico (Daniel) dello scooter che gli aveva bruciato e per farlo, fa il gesto con la mano di accelerare come stesse su un motorino, ma in un modo talmente buffo che da lì abbiamo cominciato a ridere per tutto il pomeriggio (regista compreso) non riuscendo più a provare la scena. Ogni volta infatti che Gabriele arrivava al punto fatidico la stanza scoppiava in una risata sconfinata.
Non possono poi rimanere oscurate le massime del nostro regista, che si ergevano tra una scena e l’altra, una risata e l’altra, un’altra scena e un’altra risata, a mettere ordine su un set così vivace come il nostro. Prima fra tutte c’è: “Questa scena è la più importante come tutte le altre”. Poi: “C’è sempre tempo”, quando beccava in fragrante qualcuno di noi ragazzi a chiacchierare con qualche tipa e tante altre. La giornata a Civitavecchia è stata pure bellissima, come del resto quella con Philippe Leroy, che a primo impatto sembra una persona disattenta, e invece è un grande osservatore, peraltro anche molto simpatico e autoironico, e quelle con la mia “mammina”, Francesca Rettondini. Anche con lei non è stato per niente difficile entrare in confidenza, pure se non mi aspettavo assolutamente che fosse così.
Tuttavia, al di là di episodi particolari, il clima che si respirava, comprese anche le incomprensioni (è ovvio che ci siano anche quelle), era assolutamente sereno, e questo ha reso ogni giornata, anche se la stanchezza tante volte faceva sentire la sua presenza, produttiva e divertente allo stesso tempo.
7. Il mio sogno più grande per il futuro è fare il regista. Vorrei raccontare e soprattutto raccontarmi attraverso le immagini che scorrono sullo schermo. Vorrei che il cinema diventasse un giorno il rifugio della mia fantasia, che prenderebbe vita attraverso le immagini, i suoni, i colori, sullo schermo.
Ora però vorrei diventare un bravo attore, continuare sulla via appena presa insomma. Interpretare altre personalità, altri ruoli, altri soggetti, per mettermi alla prova e sperimentando una, poi l’altra, poi l’altra ancora delle mille sfaccettature di questo difficile meraviglioso mondo.
Bye da Andrea "Marco". Vi aspetto al cinema!!!!